DONNE PROTAGONISTE DI VITTORIA CONTRO COVID19. BASTA CON STERILI STEREOTIPI
“La strada è lunga, ma si stanno compiendo notevoli passi in avanti, complici anche le sfide inaspettate che la modernità ci chiede di affrontare. Non dimentichiamo che se oggi abbiamo dei vaccini contro il Covid19, lo dobbiamo in primis al lavoro instancabile di Katalin Karikó, biochimica ungherese che non ha mai smesso di credere nello studio delle applicazioni terapeutiche dell’mRNA, ma anche alle tre ricercatrici italiane dell’istituto Lazzaro Spallanzani, che in tempi record sono riuscite a isolare il nuovo Coronavirus, passo fondamentale per sviluppare terapie e vaccini. Se ci guardiamo indietro, scopriremo una Storia disseminata da eroici gesti e contributi che le donne della scienza hanno generosamente donato al mondo e che oggi ci permettono di essere dove siamo: al sicuro”. Così in una nota Laura Scalfi, Direttore Generale dell’Istituto G. Veronesi e di Liceo STEAM International in occasione della Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza.
“Per loro e per le ricercatrici che le seguiranno abbiamo il dovere di fare di più” spiega Scalfi. “Serve un cambio culturale che parta delle istituzioni e dalla scuola per favorire la parità di genere nei percorsi di formazione delle materie STEM e nell’accesso al mercato del lavoro della scienza e dell’informatica. Un italiano su cinque sostiene ancora che ‘le bambine che amano giocare con i giochi ‘tipici’ dei bambini (robot, costruzioni, …) e i bambini che amano quelli ‘tipici’ della bambine (bambole, mini-cucina giocattolo, …) cresceranno con confusione nella loro mente sui ruoli di donne e uomini’ (AstraRicerche, 2022). Una percezione che come molto spesso succede non trova fondamento nella verità, né tantomeno nella realtà. Parlando di numeri, nella ricerca scientifica, l’Italia è sopra la media UE e sulla buona strada verso la parità di genere con il 44% dei ricercatori scientifici donne: quasi cinque su dieci (Elsevier, 2021), mentre sempre più ragazze scelgono percorsi di formazione STEM e arrivano a firmare le loro prime pubblicazioni. Le posizioni apicali degli istituti di ricerca, tuttavia, restano ad appannaggio maschile: le donne sono poco più del 20% del totale e i ruoli di scienziate e ingegnere superano di poco il 30%, di contro a una media Ue oltre il 40%. Più sali, più la salita si fa ripida” sottolinea Scalfi. “È qui che dobbiamo intervenire. Abbiamo il dovere di permettere alle donne di oggi e di domani di percorrere il proprio cammino professionale in qualsiasi ambito desiderino, perché poi abbiano la possibilità di salire tutti i gradini che servono al loro e al nostro successo come società. La speranza” conclude “è che le risorse del PNRR servano anche e soprattutto a questo scopo: a formulare interventi concreti sui percorsi scolastici e sui meccanismi di accesso alle posizioni di vertice della ricerca. Distruggere ogni sterile stereotipo di etichetta contro le donne, contro i giovani, contro i più fragili, è la sfida di questo tempo”.